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Qualche anno fa sono andato a casa di Ale e ho visto che nella cartella "foto" del suo computer c'era una sottocartella per ogni anno. Il primo anno, però era il 2008. Tutto quello che c'era prima era stato cancellato. Il "prima" è inteso "prima che conoscesse Daniela". La cosa, devo dire, non mi ha stupito particolarmente, perché lui era quello che cambiava numero ogni volta che si lasciava con una ragazza, quindi ha sempre avuto il desiderio di fare "tabula rasa". Anche informaticamente, s'intende.
In queste ultime settimane mi sono preso qualche ritaglio di tempo per sistemare la roba nel mio computer. Un po' come quando ho sistemato la mia camera, ma con una grossa differenza: non ho buttato (cancellato) niente. Ho fatto un po' di ordine, ho diviso i videogiochi dai film e dai libri e dalle foto e dalla musica e dalla roba sparsa, ho catalogato un po', ma ho lasciato tutto lì. Quello probabilmente continuerà ad essere il "mio computer", ma essendo in due in una casa ognuno avrà liberamente accesso a quello dell'altro. Ma tanto io non nascondo niente e non rinnego niente. In effetti poteva essere un post sul backup e sulle robe che ho ritrovato e che dimenticavo di avere, ma sarà per un altro post. (post scritto ascoltando Carnival Of Light dei Ride)
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Per il mio modo di vedere il mondo come un ingarbugliato insieme di rapporti causa-effetto, sono molto legato al concetto delle sliding doors, quelle rese celebri dal film che ho anche visto con Vero e di cui non ricordo veramente niente se non che a un certo punto è partita Use The Force dei Jamiroquai.
Sono molto legato alle sliding doors e alcune di queste mi sono rimaste addosso e non se ne andranno mai. Penso sempre che ci sono stati dei momenti in cui è stata fatta una scelta (da me o da altri non importa) che ha cambiato radicalmente il corso degli eventi. E io, come il resto del mondo, sono figlio di quelle scelte. Quello che qualcuno chiama destino, e che qualcun altro chiama caso, è solo "l'ingarbugliato insieme di rapporti causa-effetto", come l'ho definito poche righe fa. Però ci sono anche le sliding doors invisibili, ovvero tutte le sliding doors che di cui non si conosce l'esistenza. Esempio: nel film Gwyneth Paltrow perde la metropolitana e arriva in ritardo a casa, e parallelamente un'altra se stessa la prende e arriva in anticipo, trovando il marito a letto con l'amante, mentre la "ritardataria" non scopre il tradimento. Da lì le due storie si biforcano, anche se davvero, non ricordo niente e vorrei rivederlo. Le sliding doors invisibili, dicevo: quante volte il marito si sarà visto con l'amante senza che lei rischiasse di beccarli? Le sliding doors sono tali perché stabilite col senno di poi: se succede qualcosa che porta a un cambiamento allora ci si pone il problema di cosa sarebbe successo se quel qualcosa non ci fosse stato. Faccio un esempio a caso, anche se non è il primo a cui penso: io e Veronica ci siamo conosciuti completamente per caso, ed è successo per una serie di motivi. Poi siamo stati bravi a "tenerci", ma la scintilla è nata per caso, per una serie di casi. Il più grande è il remake del primo Monkey Island e all'averci giocato proprio quel giorno di fine agosto, e chissà se sarebbe andata diversamente se non c'avessi giocato quel giorno o se non fosse proprio stato pubblicato. Poi ci sono le questioni emotive: se lei fosse stata sentimentalmente impegnata in quel momento? E se lo fossi stato io? Sono tutte sliding doors invisibili, perchè la "vera" sliding doors è stata quella del videogioco, però per arrivare a quella ce ne sono state tante altre di cui non so e non sappiamo niente. Ecco, e forse con questo post rispondo a una domanda che mi ero fatto parecchi anni fa, in un post che riprenderò tra qualche settimana in occasione del suo decennale e in cui scrivevo mi ha fatto nascere un grandissimo sogno: che qualche programmatore di videogiochi, prima o poi, crei un mondo basato su quello che sembra esserci dentro la mia testa. La mia mente potrebbe essere rappresentata così: come un dedalo di strade, ognuna generata da una scelta, e che si intrecciano tra loro in maniera caotica e imprevedibile. E non è forse questa, la vita? O forse è solo la mia, di vita. (post scritto ascoltando Enviroments II dei The Future Sound Of London)
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Gabriè, domanda estemporanea: hai mai giocato a Final Fantasy VII? Non ricordo se te l'ho già chiesto, nè di aver mai letto tuoi riferimenti in proposito!
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Non mi pare che tu me l'abbia mai chiesto perché mi ricorderei di averti risposto, e soprattutto sono sicuro di non averne mai parlato, per un semplice motivo: non c'ho mai giocato.
Ricordo che se ne parlava come uno dei più grandi giochi di sempre, ma il problema era (ed è ancora) che è un gioco di ruolo, che è un genere che non è mai riuscito a prendermi in nessuna delle sue varianti (single player o multiplayer, in tempo reale o a turni). Non avendo tempo infinito a disposizione (all'epoca, figuriamoci adesso) per giocare, ho sempre evitato i generi che non mi piacciono, e i giochi di ruolo figurano tra questi. Quindi no, niente Final Fantasy VII. (post scritto ascoltando Shepherd In A Sheepskin Vest di Bill Callahan)
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Un anno fa io e Veronica siamo andati dal notaio e abbiamo firmato l'atto di compravendita della nostra casa. I lavori sono ufficialmente iniziati a novembre (ma noi abbiamo iniziato parecchio prima a sistemare) e ufficialmente non sono ancora finiti; ma possiamo ritenerli conclusi, visto che domani andremo a stare lì.
Domani, e non è una data a caso, in fondo; sarà l'inizio della terza fase della mia vita, dopo la prima (0-24, abitando coi miei) e la seconda (24-33, abitando con gli amici). Adesso si va ad abitare con la fidanzata, com'è giusto che sia dopo tanti anni. Avrei mille cose da scrivere su questo cambiamento epocale, e lo farò con calma. Adesso, invece, mi godo "l'ultimo giorno" senza. E ascolto un disco meraviglioso. (post scritto ascoltando From The Archives Vol. 5 dei The Future Sound Of London)
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"The lost posts" è stata una rubrica che ha avuto un solo numero, cioè questo, perché per fortuna poi ho sempre fatto in tempo. Ad esempio, io ho un po' di post in testa da scrivere, ma non c'è una "scadenza", non c'è nessuno che potrebbe morire prima che io li scriva, o almeno, potrebbe morire chiunque ma questo non può inficiare la veridicità del post. Ho scritto approfonditamente di mia nonna e di mia zia, in caso arrivasse il momento; e anche di mio papà, non si sa mai. Intanto, non vedo l'ora di abbracciarlo tra cinque giorni.
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[…]
You've been reading some old letters You smile and think how much you've changed All the money in the world Couldn't buy back those days Mi piace tantissimo leggere le vecchie lettere e i vecchi post (e i vecchi pm e i vecchi sms e i vecchi WhatsApp e le vecchie mail e i vecchi tutto) e vedere che sì, sono cambiato, ed è cambiato tutto. Ed è vero che non basterebbero tutti i soldi del mondo per riavere indietro quei giorni, ma va benissimo così. Ci sono questi giorni, adesso, che mi vanno benissimo. […] This is the day Your life will surely change This is the day When things fall into place Oggi cambia tutto. Cambia la vita, cambieranno le abitudini. E tutto è al suo posto, al posto in cui speravo potesse andare. Dopo quasi dieci anni insieme, finalmente siamo insieme davvero. […]But the side of you they'll never see Is when you're left alone with the memories That hold your life together like glue Questa è l'unica cosa di cui non riuscirò mai a fare a meno. Non riuscirò mai a smettere di prendermi i miei momenti per starmene da solo coi ricordi che, come dice la canzone, tengono insieme la mia vita come colla. Tanti anni fa una persona mi definì "emmental" perché ero pieno di buchi lasciati da persone che erano andate via; non sono mai riuscito né, in fondo, ho mai voluto riempire questi buchi, lasciandoli vuoti per rispetto verso le persone che li hanno lasciati e anche verso i buchi stessi. Ecco, ingrandendo un po' questi buchi sono come dei crateri spenti, e ogni tanto mi piace arrampicarmi fino a uno di essi, sedermi con le gambe che penzolano nel vuoto, ma senza più fuoco sotto, e starli a guardare. Lo faccio, lo farò per sempre. Per il resto, tutto il mio amore è per Veronica. Da oggi, la mia convivente. (post scritto ascoltando Black Milk dei The Beasts Of Bourbon)
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Il 21 giugno del 2001, quindi esattamente diciotto anni fa, usciva "La lunga estate caldissima" degli 883, che seguiva "Bella vera" e anticipava di un giorno l'album che le avrebbe contenute entrambe, "1 in +". Quest'album, che inizialmente odiai, chiudeva con la canzone "Uno in più", una delle mie canzoni preferite in assoluto, in cui veniva raccontato (anche attraverso il video, pubblicato qualche mese dopo quando uscì come quarto singolo) il compleanno di Max Pezzali, un compleanno particolarmente triste.
Inizialmente il disco non mi piacque, lo trovavo diversissimo dai precedenti e non capivo perché; poi ebbi l'epifania (anche grazie ad Ale): il disco era la cronaca di una crisi interiore. A parte i primi due singoli, estivi e caciaroni, quasi tutti gli altri pezzi raccontavano un periodo nero per Max; la canzone "Uno in più", in particolare, raccontava del suo compleanno, della voglia di non festeggiare, dei bilanci amari, eccetera. Max Pezzali è nato il 14 novembre 1967; se ha pubblicato il disco (e quindi la canzone) nel 2001 deve averla scritta nel 2000, e il 14 novembre 2000 compiva trentatré anni. Oggi io compio trentatré anni e, per me che mi sento molto Max Pezzali (e che sento Ale quasi più Max di me), è esattamente il contrario. Non passerò la giornata guardando video dei miei compleanni passati, non me ne starò da solo mentre gli altri organizzeranno una festa a sorpresa a mia insaputa senza però trovarmi, non avrò quella faccia depressa che ha lui nel video soprattutto tra il secondo ritornello e la terza strofa. Il giorno del mio trentatreesimo compleanno, a differenza del suo, è un giorno bellissimo. Anche se sono in ufficio e poi andrò ad un aperitivo di compleanno che non è il mio, ma non importa. Oggi inizia una nuova epoca. (post scritto ascoltando Tarantula dei Ride)
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Il 13 settembre del 2010 è finita la prima fase della mia vita abitativa ed è iniziata la seconda: sono passato da Catania con la famiglia a Padova con gli amici.
Oggi è iniziata la terza: sempre a Padova, ma con la fidanzata. Nel passaggio tra la prima e la seconda fase ho fatto un errore madornale, di cui parlerò a tempo debito: ho smesso di scrivere qui. Non farò lo stesso errore anche stavolta. Lo scrivo nero su azzurro per ricordarlo a me stesso e al mondo intero.
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È anche questo il senso del rileggere le proprie cose tot anni dopo, in questo caso dieci. Rileggere e provare per un attimo il dolore che provavo dieci anni fa, a metà strada tra il mio ventitreesimo compleanno ed il trentesimo di Ale. Non era un post originale: ne avevo preso uno di frikketta e ne avevo amputato alcune parti in modo che riflettesse pienamente i miei pensieri. I miei pensieri verso Ale, e verso quello che c'era stato. Incredibile quanto quelle parole potessero riferirsi a noi, ed incredibile quanto potessi stare male per quello che tra noi si stava affievolendo. Lo dico sempre: non augurerei al mio peggior nemico quello che Ale, il mio migliore amico, ha passato un paio di anni fa e sta ancora passando seppur in forme diverse; però almeno è servito a farci tornare, a far tornare i miei sorrisi, le nostre risate, e soprattutto le nostre battute che solo noi capiamo, che sono sempre state la nostra benzina. E domani sono quarant'anni.
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Max Pezzali - Il Mio Secondo Tempo <--- non la migliore, ma con l'età ha un suo perché
Finché un bel giorno mi sono accorto che bisognava decidere finché un bel giorno la carta d'identità non mi ha rivelato la verità non è il momento, non è il momento di scherzare qui c'è un casino, un casino di cose da fare ho superato, ho superato la metà del mio viaggio e mi devo sbrigare che c'è il mio secondo tempo e non voglio perderlo perché io un po' mi sento come all'inizio dello show però è il mio secondo tempo e io voglio godermelo perché io, io spero tanto che sia splendido Finché un bel giorno io non ho capito che era l'ora di scegliere cose e persone che mi succhiavano via anche soltanto un grammo di energia buttare tutto, buttare quello che fa male o perlomeno buttare quello che non vale non vale niente o non vale almeno un'emozione se non vale mi devo sbrigare che c'è il mio secondo tempo e non voglio perderlo perché io un po' mi sento come all'inizio dello show però è il mio secondo tempo e io voglio godermelo perché io, io spero tanto che sia splendido Quanti armadi da svuotare, quante cose da buttare che sembravano importanti e invece non mi servono quante occasioni perse da recuperare quante carte da giocare che c'è il mio secondo tempo e non voglio perderlo perché io un po' mi sento come all'inizio dello show però è il mio secondo tempo e io voglio godermelo perché io, io già lo sento, sarà splendido
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#7894
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In ogni caso, quei due giochi ebbero due conseguenze importanti per me, oltre all'aver scritto due capitoli (facciamo uno e mezzo) della mia storia videoludica. La prima è quella di Monkey Island 5, che è diventato il gioco che ha "costretto" me ed Andrea a vederci spessissimo per completarlo, come sono sicuro di aver raccontato più avanti, e quindi di passare insieme la sua ultima estate catanese e anche le prime vacanze di Natale post-trasferimento a Como. È stata una serie di interazioni incredibili, ma tirerò su i post a tempo debito. La seconda è quella del remake del primo Monkey Island. Non c'abbiamo giocato insieme, ma ne ho parlato qui, e lei mi ha risposto, e abbiamo iniziato a parlarne, e poi dopo un po' ho salvato il suo numero di cellulare e anziché registrarlo come "Veronica", come sarebbe stato più immediato, l'ho registrato come "Elaine", cioè Elaine Marley, governatrice di Melée Island e poi fidanzata (e più avanti sposa) di Guybrush Threepwood, protagonista della saga. Insomma, è una potenziale sliding doors, perché chissà se io e Veronica avremmo iniziato a scriverci se non ci fosse stato quel remake. Ma poi, perché pensarci? C'è stato, ci siamo scritti e adesso viviamo insieme. E di fronte al nostro letto, appena avremo sistemato un po' di cose, ci sarà il quadretto di Melée Island che mi ha regalato qualche anno fa.
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Beh, se ci passi sappi che sto scrivendo di te
(il "ci" è il forum, ovviamente) (post scritto ascoltando Noi Non Ci Saremo Vol. 2 dei C.S.I.)
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Da questo post non si intuisce, ma per un po' ero in dubbio se creare questo quaderno. L'idea l'avevo avuta la sera del suo ventinovesimo compleanno, quindi all'alba di una splendida estate e dell'autunno perfetto; poi tutto era andato diversamente, dalla mia prospettiva era andato anche male (dalla sua ovviamente no), e m'era venuto il dubbio che il regalo potesse risultare patetico. Che potesse, insomma, risultare come il regalo di una persona col cuore infranto che dà l'ultimo saluto. Adesso, col senno di poi, posso dire una cosa. Posso dire che quel quaderno, che giace ancora a casa del festeggiato (non so dove, dopo l'ultimo trasloco, devo ancora andare a trovarlo nella - ennesima - nuova casa), racchiude tutto quello che è stato fino a quel momento. Tuttora, quando vado a casa sua, mi capita di sfogliarlo, e rivedo anche parte della mia vita in quelle pagine, la parte della mia vita che si è intrecciata con la sua, uno degli intrecci più grandi, certamente il più duraturo se escludo la mia famiglia ristretta. Era il mio primo regalo per i trent'anni di una persona a cui tenessi particolarmente, e ho sempre visto i trent'anni come un momento importante, quello che separa la giovinezza (che parola fascista!) dall'età adulta. Ho fatto questo regalo ad Ale e non solo sapevo che fosse il regalo più bello che avessi mai fatto fino ad allora, ma immaginavo che potesse essere il più bello in assoluto. In seguito ci sono stati i trent'anni di Martino, a cui ho "regalato" una registrazione audio di una decina di minuti in cui suonavo al pianoforte un medley delle canzoni che abbiamo condiviso, allegando una serie di "segnalibri" in formato di racconto; e poi i trent'anni di Grazia, a cui ho regalato un apparentemente orrendo libro sull'amicizia, che conteneva solo disegni stilizzati e didascalie relativamente a cose che solitamente succedono tra amici, e che ho però personalizzato aggiungendo tantissimi riferimenti alle nostre vite, rendendolo un libro che sembrava fatto apposta per noi (e in effetti l'avevo fatto io). Nessuno di questi regali, comunque, poteva minimamente superare quello per Ale. Tra quattro giorni Veronica compirà trent'anni.
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Sì, almeno 43281 volte (una per ogni post che ho scritto fino ad oggi), ma non riesco a smettere di stupirmi.
Oggi, ad esempio, ero a casa di Vero (ma ormai devo chiamarla "casa della mamma di Vero" o "casa di Bea", visto che la casa di Vero ormai coincide con la mia), il gran premio era finito e lei stava finendo di preparare le cose da portare a casa nostra, così mi sono perso un po' a fare delle ricerche "bibliografiche" che mi hanno ispirato un post. Pensavo di scriverlo, questo post, ma poi è accaduta una cosa molto particolare. Una coincidenza, appunto. Questo post, pur di carattere generale, era stato ispirato principalmente da una persona. Lo scriverò, ne sono certo (ho anche pronto il titolo: "the fragments fail to hold me"), ma prima preferisco scrivere che poi io e Vero siamo entrati in macchina e anziché ascoltare un disco scelto da me (all'andata era toccato ai b-sides di At War With The Mystics dei Flaming Lips) abbiamo messo Radio Italia, con il dichiaratissimo - da parte mia - intento di beccare la nuova canzone di Max Pezzali. Ora, è vero che è stato appena ripubblicato l'album "Oro, incenso e birra" di Zucchero, e quindi è probabile che ogni tanto venga passata una canzone di quel disco, ma che probabilità c'erano che nei dieci minuti passati in macchina proprio oggi ci fosse proprio quella canzone il cui ritornello campeggia nella firma sul forum della persona di cui all'inizio del capoverso? Detta in parole semplici: hanno passato una canzone alla radio, e il testo del ritornello l'avevo letto pochi minuti prima, più e più volte, nella firma di una forumista. Incredibile. Però il post sui frammenti devo ancora scriverlo. (post scritto ascoltando The Low Road dei The Beasts Of Bourbon)
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Ma, racconto della serata a parte, approfitto di questo post pieno di commozione (perché sinceramente le cose non potevano andare meglio di così, quella sera) per raccontare di uno dei nostri aspetti. Io e Ale giochiamo ai videogiochi, guardiamo le partite di calcio, ci confidiamo, ma ridiamo anche. Anzi, forse ridiamo soprattutto. E ridiamo perché abbiamo costruito una nostra mitologia. Iniziò tutto nell'estate del 2000. Notare: 2000, quindi prima che diventassimo amici. Fino ad allora, eravamo "solo" due cugini che giocavano ai videogiochi e ascoltavano musica assieme. Avevamo organizzato "le olimpiadi" e tutto il resto, ma non eravamo ancora amici. Soprattutto, il nostro rapporto rimaneva confinato all'estate e ai cinquanta metri che ci separavano in quella stagione. Insomma, quell'estate Ale aveva un programma per il karaoke sul computer, e una mattina si mise a cantare "Tanta voglia di lei" dei Pooh, che io non conoscevo. A un certo punto ci accorgemmo che storpiando alcune parole potevamo creare una parodia della canzone come se la cantassero un nostro cugino e suo padre, cioè nostro zio. Sono due personaggi abbastanza particolari, che si prestano benissimo alle imitazioni, e sono quelli che abbiamo imitato in coda alla festa dei trent'anni di Ale, e che ancora imitiamo ogni volta che sono a pranzo o a cena coi suoi genitori. Tra tutte le nostre imitazioni, Marco e lo zio Turi sono quelle "perfette", perché li conoscono tutti, almeno all'interno della nostra famiglia, e perché sono personaggi che sono ancora "vivi". Sia ben chiaro: nessuno dei personaggi che imitiamo è morto, ma di moltissimi non abbiamo notizie da anni. Con loro, invece, abbiamo dei contatti vista la parentela. E così abbiamo creato la mitologia di Marco e dello zio Turi, che si è evoluta di anno in anno: Marco, con la sua risata "ccchhh" (che credo sia la parola che ricorre più spesso negli scambi di messaggi tra me ed Ale), la sua scarsissima conoscenza dell'inglese pur avendo vissuto anni lì, la sua tendenza a licenziarsi dai posti, la sua soddisfazione di lavorare al Penny Market dov'è da qualche anno, le sue bravate da adolescente, il suo rapporto di odio-amore con suo papà; e poi suo papà, cioè lo zio Turi, con la sua ossessione per la cucina a base di pesce, il suo legame col paesino in cui possiede una casa in campagna e di cui, nei nostri racconti inventati, è sindaco, e poi una marea di altre cose, soprattutto aneddoti calcistici legati all'Inter (di cui è tifoso) e a Mancini (di cui è sempre stato detrattore). Poi, a partire dall'anno dopo, io e Ale abbiamo iniziato ad uscire insieme, e lì abbiamo conosciuto diverse persone; o almeno, io le ho conosciute, visto che lui le conosceva già tutte. E così si sono aggiunti dei personaggi che, davvero, non vediamo o sentiamo da anni, in alcuni casi da allora. E così c'è Salvo, il ragazzo ultracattolico che non fa altro che raccontare balle su se stesso per dare l'impressione di avere una vita che invece non ha; suo cugino Ciro, vero personaggio mitologico, con i suoi approcci dell'ultimo minuto al lido, le sue esagerazioni sulla quantità di alcol ingurgitato la notte di Ferragosto del 2002, la ragazzina che gli piaceva, le risse in discoteca, il tifo per il Catania e in misura minore per l'Inter, le sue presunte prodezze calcistiche. Poi c'è Marcello, amico di Ale di lunghissima data, con la sua balbuzie e le invenzioni assurde sulla sua vita, sulle proprie capacità natatorie (non sa nuotare ma dice di essere un campione), sul suo patrimonio (modesto come quello di chiunque di noi ma dice di essere stato sul punto di comprare un centro scommesse), sulle sue ragazze (ha millantato storie con modelle), e soprattutto il punto forte è la sua rabbia quando gli si fa notare che "spara minchiate". Poi c'è Seby, con la sua ossessione per la propria automobile e per la cura della stessa, da effettuarsi rigorosamente il sabato mattina; il sabato sera, invece, è obbligatorio andare a mangiare una pizza alla Collegiata senza stravolgergli i piani. Per il resto della settimana va sempre al suo adorato lavoro da metalmeccanico (e guai a chi glielo tocca!), pensa sempre alla sua amata Simona (con cui è uscito una volta sola, ma a noi cosa importa ai fini delle imitazioni?) e quando è triste dice "bah bah bah", che forse è l'altro messaggio che io e Ale ci mandiamo più spesso. Oltre a Seby c'è il suo amico "Antonio di Trecastagni", che avremo visto sì e no un paio di volte e di cui ricordiamo solo il tono di voce flebilissimo, al limite dell'udibile. Poi c'è Iecchia, mio vecchio compagno di classe, con la sua attrazione verso le scommesse calcistiche impossibili, con squadre improbabili di Stati lontanissimi; l'altra sua attrazione, invece è per la sorella di Ciro, con cui non ha ovviamente mai combinato niente. Con l'eccezione di Marco e zio Turi, non sappiamo niente di questi personaggi da più di dieci anni; eppure continuiamo a raccontare di loro, lo facciamo con le loro voci (da notare che ai fini delle nostre imitazioni lo zio Turi, Ciro e Iecchia hanno la stessa voce, e quello che cambia è il contenuto dei discorsi). E, come già detto, con l'eccezione dei parenti, tutte le altre imitazioni fanno ridere solo noi. Queste sono le battute che capiamo solo noi. Non c'è telefonata tra noi che non inizi con l'imitazione di uno di questi personaggi, e ogni tanto andiamo avanti per un po', e poi extra telefonata ci mandiamo i messaggi vocali con le imitazioni. Visti da fuori forse siamo due idioti, ma siamo due persone che si vogliono bene, che hanno affrontato anche argomenti importanti (e periodi pesanti) e che però tendenzialmente la buttano sul ridere. In fondo, è anche un modo di essere amici.
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Di solito sono le cose a fare da sliding door tra le persone. Ad esempio, come ho raccontato di recente, io e Veronica ci siamo conosciuti a causa della Special Edition di Monkey Island, e se non ci fosse stato quel videogioco non so se ci saremmo mai incrociati; magari sì, magari no, ma chi può saperlo?
Esistono, però, anche situazioni inverse, situazioni in cui sono le persone a fare da sliding door tra le cose. Ieri, ad esempio, mia "cugina" Chiara ha compiuto trentotto anni. Le ho fatto gli auguri per il compleanno e per la bimba che porta in grembo, le ho raccontato che anche per me è un periodo di cambiamenti, e poi le ho fatto un regalo. Virtuale, sia ben chiaro. Le ho spiegato che qualche mese fa sono tornato a Catania per fare una cernita delle cose da portarmi a Padova e ho ritrovato una cosa, di cui le ho mandato la foto. "Ricordo di un'estate bellissima, quella del 2000, e di una persona bellissima". Era la cassetta de L'Amour Toujours di Gigi D'Agostino copiatami da lei, con i titoli delle canzoni scritti a penna con la sua calligrafia. Ci siamo messi per un po' a ricordare, poi le nostre vite hanno preso il sopravvento. Anche Chiara, volendo, è conseguenza di una sliding door: se non avessi preso proprio un certo cd nel negozio di dischi di Sant'Agata Li Battiati col buono che mi aveva regalato Andrea per il compleanno, probabilmente io e lei non ci saremmo legati. E il legame tra me e lei è una cosa che mi ha fatto bene in mille modi, il più duraturo è stato quello della scoperta della musica da discoteca e, con un percorso autonomo ma che magari non sarebbe mai iniziato se non fosse stato per lei, della musica elettronica. Io ascolto parecchia musica elettronica, anche in questo momento, e se non ci fosse stata lei non mi sarei avvicinato a questo mondo, chi lo sa. Certamente non avrei mai pensato di fare il DJ, cosa che ha significato tantissimo per me, e non avrei passato ore di giorno e soprattutto di notte ad ascoltare musica che adesso ho un po' dimenticato, almeno nelle sfaccettature più commerciali, ma che però mi ha permesso di essere quello che sono, anche musicalmente. Per mesi, forse per anni, ho ricordato l'estate con Chiara come una cosa fantastica. Probabilmente lo è stata, ma il lascito è più di carattere musicale che altro, adesso. Con lei sono sempre stato chiaro (pun intended): le ho sempre detto della sua importanza nella mia vita, anche se forse non se n'era resa conto. Ma lo sa. (post scritto ascoltando From The Archives Vol. 7 dei The Future Sound Of London)
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#7900
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Tutte le volte in cui sono andato a casa di Ale, fino a quando mi è stato concesso entrarci, ho sempre provato ad astrarre, ma niente: il fuori è uguale, ma dentro è tutto diverso. Una piccola casualità, che però mi ha sempre fatto sorridere, è che il famoso "quaderno dei trent'anni" fosse custodito nello studio, che era ricavato dalla sua stanza. Un po' come se fosse stato attirato da quel posto. In dieci anni, però, non è cambiato niente per me. Da qualche giorno abito in una casa che è stata profondamente modificata rispetto a com'era prima, e mi sembra completamente diversa, tant'è vero che l'altro ieri Vero e suo papà dicevano "qui c'era la stanza" e invece adesso c'è il pianoforte, e gli ambienti sono completamente differenti e io non mi oriento, o almeno, non mi oriento rispetto alla vecchia casa. Ma questa casa, quella nuova, quella nostra, è bellissima.
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