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daccordissimo!!!
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#42
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il cavaliere è solo svenuto come può capitare agli altri sei miliardi di abitanti del pianeta terra. fare una battutina su questo non mi pare "fare satira sul dolore"!!
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#43
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stavo cercando un thread dove parlare di satira senza portare avanti la discussione in quello del terremoto e mi sono imbattuta in questo mio post del 2006 ( si parla di Berlusconi)
Citazione:
Non penso che siano i vignettisti francesi quelli con cui prendersela. L'unica entità con cui prendersela è la faciloneria con cui in in Italia si fanno troppe cose, quella che ha portato a fare sì che ci siano state così tante vittime innocenti. Non è una presa di giro delle vittime, non è mancanza di tatto nei loro confronti, è la rappresentazione di una realtà, di una tragedia, l'incazzatura per il fatto che le morti non sono dovute tanto al terremoto in sé quanto ad altre cose, quelle appunto fatte "all'italiana". È una vignetta drammatica, e non penso che i vignettisti ridessero a crepapelle mentre la disegnavano, né del resto il fine della satira è quello di fare ridere. Non penso nemmeno che qualcuno abbia riso guardandola, anzi, fa indubbiamente stare male. Leggendo Fb e Twitter mi accorgo di quanto sia stato facile essere stati Charlie senza essere direttamente coinvolti, aver detto "eh ma è solo satira!" quando si parlava di Maometto, due pesi e due misure. |
#44
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C'ho pensato anch'io. Penso che la satira non debba avere limiti, che si possa fare satira anche in caso di tragedie, che è meglio la satira dello sciacallaggio (e certi politici, anche in occasione del terremoto, non hanno perso l'occasione). Quello che mi chiedo è: che senso ha quella vignetta? Giuro che non l'ho capito. Fa ridere? Non vedo perché. Fa riflettere? Non vedo perché. Non ho visto questa "riflessione sulle cose fatte all'italiana", o se c'è è stata troppo sottile e non sono stato abbastanza arguto da coglierla.
Non sono contro quella vignetta, per me lascia il tempo che trova. Ma non ne ho capito il senso, in generale. Fermo restando che non va vietata né il governo francese dovrebbe dissociarvisi, perché ho sentito cose molto più pesanti dette anche da esponenti politici di primo livello, qui in Italia.
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And all of my dreams
they may have come true but so did my nightmares which I can't get through. |
#45
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Ridere no, e probabilmente nemmeno riflettere, è semplicemente una rappresentazione, come se fosse un quadro, una foto. Il senso è fine a se stesso, per questa come per molte altre vignette.
Ci tengo a precisare che io non la trovo bella, ma penso che venga accusata di colpe che non ha, tutto qua. Le cose fatte all'italiana? Edifici i cui piani crollano su se stessi come fossero strati di lasagne, perché c'è più sabbia che altro, però ripeto, più che riflessione trovo che sia constatazione. |
#46
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Anch'io penso che non abbia colpe, e che sia molto più colpevole macchiarsi di sciacallaggio. Però se è questo il senso (prendere in giro l'italianità delle costruzioni, comprensibilissimamente) secondo me è fin troppo sottile. Le vignette che hanno fatto davvero rumore, quelle post-attentato (e a volte anche pre-) erano molto più chiare, e forse per questo più efficaci. Qui si attacca qualcosa che non fa ridere, certo, ma secondo me non si capisce neanche perché lo si attacca.
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#47
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ecco, sulla non immediatezza concordo.
Charlie Hebdo ha risposto all'indignazione con una vignetta con scritto tipo "le vostre case non le ha costruite Charlie Hebdo, ma la mafia", questa è più immediata, anche se mi pare assurdo che abbiano davvero dovuto spiegare cosa intendevano. |
#48
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Esatto, ho visto la "rettifica", ora non ci sono veramente ragioni per protestare, se non in malafede.
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#49
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l'indifferenza è il più grave peccato mortale... |
#50
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Scrive Deborah Dirani, bravissima giornalista dell'Huffington Post, e mi permetto di sottoscrivere quasi parola per parola (tranne quel "io Charlie non lo ero prima", perché Charlie lo sono sempre stato):
Si fa presto ad essere tutti Charlie quando i Charlie non li conosciamo, quando scopriamo che esistono quando in realtà non esistono più. Quando una coppia di invasati ne ha fatto strage perché si ostinavano a non avere rispetto di niente: di Dio, della patria, dei vivi e dei morti. Non ci vuole niente a essere solidale con chi è vittima della più indiscutibile delle ingiustizie e ancor meno di niente ci vuole ad esserlo quando la vittima è tale a causa di un ideale estremo di libertà. Eh. Ma oggi, oggi che a finire "percul..." siamo noi coi nostri 292 morti di Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto? Oggi siamo ancora tutti Charlie? Riusciamo a esserlo nonostante il cattivo gusto di una vignetta truculenta in cui questi 292 morti sono il ragù di una lasagna? Ammetto che io per prima, alla vista di quel disegnino ho "sacramentato" in francese per una trentina di secondi, rispolverando il mio repertorio di liceale con un 8 in pagella e una propensione all'apprendere le parolacce in lingua straniera. Poi... Poi mi è toccato ammettere che la satira, quella estrema praticata dai Charlie, non guarda in faccia a nessuno. Non ai suoi morti, figurarsi a quelli degli altri. La satira non necessita di buongusto. La satira è urticante per sua stessa natura e la vignetta di oggi è fastidiosa come un mazzetto di ortiche nelle mutande. Lo è perché quei 292 morti sono vittime di speculazioni edilizie, di avidità e incuria. Lo è perché l'unica morte che siamo disposti ad accettare, con dolore ma con un filo di ragionevolezza, è quella che naturalmente ci strappa dalla vita quando siamo ormai troppo vecchi per viverla. Tutto il resto è ingiusto e ci manda in bestia. Affondare il coltello nella piaga del nostro dolore, mentre siamo ancora qui intenti a capire in che modo sia possibile affrontarlo è piuttosto squallido, è vero, ma è il mestiere di Charlie Hebdo che, ancora una volta, lo ha fatto bene. Essere oggi meno Charlie di ieri è comprensibile ma ipocrita. Perché, scusate, sentirsi Charlie quando a finire attaccati sono gli arabi va bene e quando lo siamo noi, invece no? E chi l'ha detto? Se vogliamo la satira, se la vogliamo libera, se vogliamo le matite affilate contro Allah e i suoi figli dobbiamo essere disposti ad accettare che la punta venga fatta anche su di noi, sulle nostre "vergogne" e sui nostri morti. Non esiste una satira giusta e difendibile e una che non lo è. Le regole che la muovono sono sempre le stesse, è solo il bersaglio che cambia. Se oggi siamo meno Charlie di ieri siamo un po' come i bambini che, in cortile, si prendono su il pallone e tornano a casa perché hanno sbagliato il rigore. Capisco che sia difficile mantenersi saldi nella difesa della libertà di satira. Lo capisco bene. Capisco pure che quei parigini là potevano risparmiarsela, che magari le lasagne anche no, grazie. Ma la verità è che hanno fatto un ottimo lavoro e per questo siamo così arrabbiati. Io per prima. La libertà ha un prezzo e oggi Charlie non ci fa sconti. Ci sbatte sul muso che è troppo comodo ridere degli altri, anche delle tragedie degli altri, dei loro simulacri e dei loro caftani. Se la vogliamo mantenere questa libertà dobbiamo essere pronti a pagarne il prezzo a nostra volta. Che non significa farsi una risata su una lasagna di carne e sangue. La satira del resto non vuole fare ridere, vuole casomai far riflettere o fare indignare. La satira non ha rispetto di Dio e dei suoi figli, vivi o morti che siano. I nostri 292 morti di Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto non sono diversi da altri morti sui quali i vignettisti parigini si sono fatti la punta delle matite. O meglio: i nostri 292 morti hanno qualcosa di diverso per noi, perché sono i nostri, perché sono le vittime di un malcostume speculativo che ben conosciamo. Noi non smetteremo di piangerli perché una redazione di ragazzacci (sulla cui umana sensibilità non ho alcun dubbio) li ha strapazzati in modo disgustoso. Se fossimo coerenti non smetteremmo neanche di essere tutti Charlie. Ora, ammetto: io Charlie non lo ero prima e non lo sono ora, ma sono un'operaia dell'informazione, una che lavora con la carta e la penna e, proprio per questo, con lo stomaco in rivolta e un diavolo per capello, dico: "Bravo Charlie".
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#51
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Io leggo spesso uno dei milgiori sitio di satira italiana Spinoza (citato pure in un tread sul forum) negli ultimi mesi ha trattatato questi argomenti Siria (morti), Libia (morti) Casaleggio (morto) Pannella (morto) ....e sono le cose meno cattive (perchè storicamente ha parlato anche di terremoti e del pulman caduto vicino ad avellino (loro dichiarano che non si fermano davanti a niente )
penso che sia così...Satira...a volte mi disgusta ma sempre mi accende il cervello e mi fa pensare |
#52
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alleggerisce un po la questione, restando comunque sui toni della satira, la trovo la giusta e unica risposta:
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#53
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Concordo con l'articolo che ha messo gabo, trovo straveritiera la foto che ha messo Laura
![]() per quanto riguarda Spinoza ecco, ho smesso di seguirlo da mesi su Fb non mi ricordo per cosa nello specifico, ma secondo me a volte scavalla e non mi piace...in mezzo a battute geniali se ne esce con roba a mio parere cattiva e non satirica. Poi oh, non sono certo un'esperta di satira e probabilmente c'è chi mi spiegherebbe la cosa sotto il punto di vista puramente satirico come questa cosa di CB, però tant'è. Non penso nemmeno che la satira sia applicabile proprio a tutto. |
#54
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Detto questo, adoro Spinoza quando è "leggero". La recente spiegazione degli sport alle Olimpiadi è una grande pagina di comicità, secondo me. Non satira, però. Comicità.
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#55
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L'Italia è un popolo costituito dal 90% di ignoranti o almeno che hanno bisogno di una seconda spiegazione (come nel caso di Charlie hebdo) per comprendere la realtà. Io sono ampiamente parte del 90% , anch'io sono stata infastidita da quella vignetta. Il motivo è semplice: non è perché nn si fa satira sulle tragedie ma è la vignetta proprio che era sgradevole, soprattutto "la lasagna". C'è modo e modo di fare satira e questo mi è sembrato troppo crudo
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